Insomma dai commenti sembra che la realtà la si racconti solo in un modo (quello che piace di volta in volta a chi commenta). L’informazione non è “un” articolo, ma una costruzione che non si fa solo scendendo per strada (come mi pare faccia Anselmo, e non mi riferisco per forza a questo pezzo) ma unendo tanti pezzi di informazione. “Davvero ci possiamo permettere di usare la tragedia di Napoli per una semplice finalità letteraria?”, e perché no? Perché la letteratura non può affiancare la cronaca di cui strabordano gli articoli di questi anni (non solo i “mainstream”)… Per me, napoletano che convive quotidianamente con questo problema (come alcuni di voi, d’altraparte), il racconto di Napoli è anche questo; sono i fatti, certo, sono le inchieste, sono la camorra (sono un po’ meno le grida al boicottaggio, anche se in parte vere), le proteste, gli incendi e la diossina ma sono anche le sensazioni, come quelle che, almeno a me, dà questo breve reportage. Non a voi, però, al quanto pare
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